L’Ordine di S. Maria della Mercede nasce per la passione di un giovane che si lascia toccare dalla grazia divina: Pietro Nolasco. È il 1218 quando inizia questa avventura di libertà che tocca punte di eroismo con i suoi 1500 religiosi martiri, con le migliaia di schiavi redenti, con le diverse opere di liberazione…
Siamo un Ordine religioso profondamente inserito nella vita della Chiesa che opera soprattutto là dove è necessario portare la liberazione redentrice del Vangelo, dove l’uomo viene sfruttato e oppresso, dove la sua fede e la sua dignità di persona sono in pericolo. Il nostro Ordine è composto di sacerdoti e di fratelli cooperatori che vivono la stessa vita religiosa. Dopo quasi otto secoli di storia il vento dello Spirito continua a soffiare sulle vele della nave mercedaria per condurla a nuove traversate e nuovi orizzonti di liberazione.
LIBERI PER LIBERARE: liberare l’uomo di ogni tempo dalle schiavitù, specialmente quelle pericolose per la fede cristiana.
Noi Mercedari seguiamo Gesù Cristo, rendendolo presente come amico e Redentore tra i cristiani che si trovano esposti al pericolo di perdere la fede; vogliamo realizzare la Parola evangelica: “Lo Spirito del Signore è sopra di me” per questo mi ha inviato ad annunziare la liberazione ai prigionieri” in essi cerchiamo di vedere il volto del Cristo che, nel giudizio finale dirà: “ero carcerato e siete venuti a trovarmi”.
Ci consacriamo a Dio, per raggiungere la nostra santificazione attraverso la professione dei consigli evangelici di povertà, castità, obbedienza e il quarto voto.
Il quarto voto è la follia di un dono che, ogni mercedario, compie per amore. Follia di rischiare per Cristo la propria vita. Follia di giocarla sui sentieri della libertà, di offrirla per ogni oppresso.
La famiglia Mercedaria vive l’ideale evangelico dell’amore senza limiti: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13)
Il nostro maestro e modello è Cristo Redentore che con la sua morte ci ha liberato da ogni schiavitù e siamo disposti a seguirlo sacrificando, se necessario, anche la vita.
Maria la invochiamo come Madre della Mercede e ispiratrice della nostra opera di redenzione.
Pietro Nolasco è per noi il segno più vicino dell’amore redentore di Gesù e il realizzatore dell’opera liberatrice di Maria.
Lo spirito Mercedario suppone la scoperta di Cristo che continua a soffrire nei cristiani oppressi e schiavi e comporta l’impegno pratico di carità nel mettere la propria vita al servizio di questi fratelli.
Il Carisma e la spiritualità dell’Ordine
Gli elementi ed aspetti più significativi del carisma e della spiritualità dell’Ordine mercedario sono contenuti nel prologo delle Costituzioni del 1272.
In quel prezioso documento viene presentato il nostro Ordine come espressione dell’amore misericordioso della SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, che “per la loro misericordia e grande compassione, ordinarono di fondare e stabilire questo istituto chiamato “Ordine della Vergine Maria della Mercede della redenzione degli schiavi di Santa Eulalia in Barcellona” e per la sua realizzazione costituirono servitore, messaggero, fondatore ed alfiere fra Pietro Nolasco”.
Benché i religiosi mercedari dei primi secoli abbiano esercitato il loro carisma redentore, secondo lo stile di Cristo, nella situazione di schiavitù in potere dei saraceni, nelle prime costituzioni del 1272 c’è già la convinzione che il carisma di redenzione non si esaurisce in quelle circostanze storiche e sociali ma abbraccia tutte le opere di misericordia evidenziate al capitolo 25 di Matteo (34 -36): “Tutte queste cose Gesù Cristo ha stabilito che si compiano in quest’Ordine per mantenere e sviluppare un’opera di così grande misericordia quale è quella di visitare e di redimere i cristiani in potere dei saraceni e di altri contrari alla nostra Legge, per cui Dio ha propriamente costituito quest’Ordine”.
Il carisma della redenzione degli schiavi dato dallo Spirito Santo all’Ordine della Mercede è un carisma che segue la via dell’Amore che è la migliore di tutte. Per questo San Pietro Nolasco lasciò ai suoi frati nel suo testamento questa clausola irrevocabile, riportata nel famoso “prologo” delle Costituzioni del 1272: la professione in quest’Ordine “esige di essere sempre gioiosamente disposti a dare la vita nel “servizio” redentore, come Cristo la diede per noi”.
Tutto questo viene attuato con l’emissione di un quarto voto, caratteristico dell’Ordine mercedario “in virtù del quale ogni religioso promette di dare la vita, se necessario, come Cristo l’ha data per noi, per salvare i cristiani che si trovano nell’estremo pericolo di perdere la loro fede nelle nuove forma di schiavitù” (Costituzioni n.14).
Il movente o la considerazione che maggiormente hanno tenuto presente i religiosi nella loro azione è stata la conservazione e la salvaguardia dell’integrità della fede nei cristiani caduti in schiavitù, perché non fosse messa in pericolo la loro salvezza eterna a causa dell’apostasia. L’azione redentrice mercedaria perciò, mediante la liberazione sociale dello schiavo, è diretta principalmente a rendere un servizio alla fede.
L’opera della redenzione mercedaria ha anche lo scopo di rincuorare gli schiavi nella loro sventura. La sola presenza dei redentori in mezzo a loro rianimava una speranza vacillante o la ridava, se perduta, a coloro che aspettavano la liberazione per vivere una vita degna dei figli di Dio. Ridare la speranza agli abbandonati e ai disperati è un aspetto non indifferente dell’azione redentrice dei Mercedari. In un mondo carente di prospettive soprannaturali e immerso nella miseria, ridare la speranza è un lavoro proprio di chi ha una vocazione mercedaria.
Le Costituzioni del 1986, nei numeri 13-16, così si esprimono: “Seguendo San Pietro Nolasco e illuminati dal suo carisma, noi Mercedari crediamo che la nostra missione liberatrice appartiene alla natura dell’Ordine e la esercitiamo in nome della Chiesa in intima comunione con Dio e in una reale incarnazione nelle necessità degli uomini. Per compiere questa missione, spinti dalla carità, ci consacriamo a Dio con un voto particolare in virtù del quale promettiamo di dare la vita, se necessario, come Cristo l’ha data per noi, per salvare i cristiani che si trovano nell’estremo pericolo di perdere la loro fede nelle nuove forme di schiavitù. Questo voto, assunto come promessa volontaria, cosciente e assoluta, è caratteristico del nostro Ordine, ispira tutti gli atti della sua opera e qualifica l’adempimento della sua missione nella Chiesa.
Le nuove forme di schiavitù si trovano là dove si verifica una situazione sociale che comprende le seguenti condizioni: – sia oppressiva e degradante per la persona umana; – derivi da principi e sistemi opposti al Vangelo; – ponga in pericolo la fede dei cristiani; – offra la possibilità di aiutare, visitare e redimere le persone che si trovano in tale situazione”. Il messaggio del Capitolo Generale celebrato nel maggio 1998 ha offerto particolari riflessioni sul tema di Cristo Redentore, maestro e modello del Mercedario di oggi, come lo fu per i Mercedari di ieri, specialmente per S. Pietro Nolasco.
I Santi Mercedari
I Martiri dei primi tempi – Nell’esecuzione dell’opera della redenzione i pericoli stavano sempre in agguato. Le traversate marittime del Mediterraneo costarono un alto contributo di vite dei frati redentori.
San Raimondo Nonnato – È universalmente conosciuto con il soprannome di Nonnato perché sarebbe stato estratto dal ventre della madre già morta. Nacque a Portell, nella Provincia di Lerida (Spagna). Nella sua adolescenza si dedicò alla pastorizia, guidando un gregge di pecore nei dintorni di un romitorio dedicato a S. Nicola, nel quale si venerava una immagine della Vergine Maria. Lì nacque la sua devozione alla Santa Madre di Gesù che egli chiamava sua madre.
Ancora molto giovane entrò nell’Ordine della Mercede e fu strenuo redentore di schiavi in terra dei Mori. In una redenzione realizzata in Algeri restò in pegno per liberare altri prigionieri. In quella circostanza patì la perforazione delle labbra che gli vennero chiuse con un lucchetto per impedirgli di parlare agli schiavi cristiani e di predicare la Parola di Dio anche ai musulmani.
Riscattato dai suoi confratelli, il Papa Gregorio IX lo nominò cardinale della Chiesa, conferendogli il titolo di S. Eustachio. Quando già stava in viaggio verso Roma, convocato dal Papa, lo sorprese la morte nel castello di Cardona, nel 1240. Nel 1625 fu approvato il suo culto immemorabile e la sua festa fissata al 31 agosto per tutta la Chiesa.
San Serapio – Di origine irlandese, nacque verso l’anno 1179. Fu militare nell’esercito del re Riccardo Cuor di Leone. Passò quindi nella compagnia di Leopoldo VI di Austria per andare in Spagna, in appoggio dell’esercito cristiano.
San Pietro Pascasio – Nacque in Valencia (Spagna) nel 1227. Da giovane iniziò la carriera ecclesiastica nella sua città natale e perfezionò i suoi studi nella università di Parigi. Ritornato a Valencia gli fu conferito il titolo di …
San Pietro Armengaudio – Nacque in Guardia dels Prats (Tarragona, Spagna) verso il 1240. Passata l’adolescenza onorevolmente nella famiglia, durante la gioventù prese la strada di una vita dissoluta e del banditis…
Giovanni Gilabert – Nacque in Valencia il 24 giugno 1350. Nel 1370 vestì l’abito mercedario in El Puig. Studiò diritto e fu ordinato sacerdote nel 1375, dedicandosi alla predicazione, ministero che esercitò con molto su…
Pietro Nolasco Perra – Nacque in Gergei, Sardegna, ai primi del 1574. Vestì l’abito mercedario nel convento di Bonaria il 14 febbraio 1598. Inviato a Valencia per proseguire gli studi, ivi fu ordinato sacerdote. Fu esempio …
Ven. Pietro Urraca – Nacque in Jadraque (Spagna) nel 1583. Emigrato a Quito, un giorno mentre partecipava ad una funzione nella chiesa della Mercede si sentì chiamato dalla Vergine a farsi Mercedario. Cambiò il suo …
Fra Antonino Pisano – Nacque il 19 marzo 1907 nella città di Cagliari, in Sardegna. Entrò nell’Ordine della Mercede l’anno 1920 ma dovette abbandonare il convento per malattia. Tenace e perseverante, appena …
Martiri Spagnoli del 1936 – Coloro che vennero uccisi durante la guerra spagnola, come diceva allora il Papa Pio XI: “soffrirono un vero martirio in tutto il sacro e glorioso senso della parola, fino al sacrificio della vita di innocenti, di anziani venerabili, di giovani nel pieno vigore della loro primavera”. Trentasette furono i religiosi mercedari che, specialmente nei primi giorni della guerra, quando più aspra infuriava la persecuzione, diedero la vita per Cristo. Diciannove di essi appartenevano alla Provincia di Aragona e diciotto a quella di Castiglia.
Santa Maria de Cervellon – Nata a Barcellona il 1° dicembre 1230, la giovane Maria, immersa nel clima di carità creato nella sua città dai frati mercedari, diventò la consolatrice degli schiavi liberati operando presso la prima casa dei mercedari dove venivano ospitati i liberati prima di ritornare alle loro famiglie. Per questo, la santa, chiese di ricevere l’abito bianco della Mercede ed il 25 marzo 1265 emise la professione, subito ad essa si unirono alte giovani che formarono la prima comunità femminile mercedaria. Le monache mercedarie si sentivano identificate con il carisma della redenzione degli schiavi. Professavano il quarto voto e si prodigavano a raccogliere le elemosine che accorrevano al monastero ponendole in una cassetta per la redenzione e recitavano preghiere e litanie per il buon esito delle redenzioni.
Beata Marianna di Gesù – Terziaria mercedaria, 1565 – 1624